Chiusa la Milano Fashion Week dove a quanto pare i designer hanno pensato al guardaroba per uomini che vanno in vacanza, la Paris Fashion Week Men appena conclusa torna alla realtà.
La modalità è fatta di presentazioni digitali mixate a show dal vivo e ibridi tra virtuale e reale, sotto forma di micro film e altri contenuti.
Al contrario di Milano, a Parigi i designer hanno messo al centro di tutto gli abiti e le collaborazioni.
A partire da Kim Jones per Dior, che ha realizzato a 4 mani una collezione intera con Travis Scott; JW Anderson ha presentato gli occhiali da sole creati con Persol e molti altri ancora.
La condivisione, negli ultimi anni solo virtuale, a Parigi torna sul piano del reale. A sfilare sono vestiti creati soprattutto per essere indossati (e comprati).
Tanta maglia, ma anche tanta pelle; una sartorialità rinfrescata da stilemi Coconut Boy anni Duemila, con la camicia bowling che la fa da padrona tra le tendenze menswear primavera estate 2022; e un casualwear a tutto colore, per un uomo che si stiracchia dal torpore e torna a mostrarsi con una rinnovata energia.
Paris Fashion Week: il passaporto universale di Burberry
Partiamo da Burberry che ha presentato una sfilata digitale, per la prima volta all’interno del calendario della Paris Fashion Week, filmata però sul set del Millennium Mills nei Royal Victoria Docks, East London: questa la location desertica e surreale che accoglie il défilé.
La collezione, dal titolo Universal Passport, va in scena sulle note di Strangle Planet di Shpongle, punto di riferimento globale nel campo della musica elettronica.
Tisci, per la prossima primavera-estate, scompone e ricompone i simboli, i pezzi iconici del brand inglese per ottenere un risultato diverso con gli stessi elementi.
Si va dal classico trench proposto in versione smanicata alle t-shirt stampate con ombre di teschi decostruiti, che mixano la gamma di neutri con accenti metallici e tocchi di rosso, presenti anche nelle uscite donna.
Tisci è uno che ne sa, ha imparato tantissimo negli anni e con questa collezione è come se avesse messo a frutto le lezioni di decostruzione di Martin Margiela dei primi anni Novanta e le scarnificazioni del post atomico di Rei Kawakubo, avviandosi su una strada di lettura analitica degli elementi sia di Burberry sia dell’abito borghese e, facendoli a pezzi, li ricostruisce conservandone parte della forma ma stravolgendoli nel significato. Insomma, una linea energica e dinamica, che sintetizza il lavoro di Riccardo Tisci alla guida negli ultimi tre anni del brand.
Paris Fashion Week: Dior Homme a 4 mani
In un paesaggio a metà tra i quadri di Georgia O’ Keefe, il Paese delle Meraviglie un roseto parigino e il deserto degli States arriva la sfilata di Dior Homme by Kim Jones, che insieme a Travis Scott, firma la collezione dal nome Cactus Jack.
Condivisione, dicevo prima, che questa volta si concretizza in un’intera linea che rivisita in chiave artistica e musicale i codici del brand.
Ci sono il completo suit in versione corta e total black e le camicie bowling a schizzi di colore. I testi musicali si stagliano sulla maglieria in jacquard, riprodotti insieme al motivo Dior Oblique, in versione macro o traforato.
Un’estetica da Coconut Boy si concretizza nelle uscite rosa e animalier, nei gioielli a forma di cactus, nei maglioni intarsiati di fiori hawaiani dalle tonalità fluo.
Destinazione vacanze, non senza gli accessori: le case da esploratore stampate con il monogramma di diamanti Dior, ripreso dagli archivi degli anni ‘60; le Saddle bag in versione bracciale da polso; le sneakers ispirate allo skate, con suola plateau inclinata; il cappello mix di baseball e bucket hat.
Paris Fashion Week: JW Anderson, un nostalgico kitsch
«Guardare indietro per guardare avanti». Con queste parole Jonathan Anderson descrive la collezione primavera estate 2022 (e Resort donna 2022) presentata alla Paris Fashion Week Uomo.
Lo stilista ha scelto di ritornare a collaborare con Jurgen Teller, il fotografo di moda tedesco, per la terza volta. Il risultato? Delle fotografie, scattate in una casa nel sud-est di Londra, racchiuse in una preziosa box con 33 look, in cornici free-standing. Protagonisti, giovani collegiali ritratti in modo realistico, in abiti scolastici ma caleidoscopici, saturi.
Ogni foto è avvolta in una carta da regalo personalizzata con un dipinto del XVIII secolo di uno scoiattolo che mangia una ghianda, accanto a una ciotola di fragole: motivi e simboli che si rincorrono sulla maglieria, sulla giacca antivento e le tute con la zip, coloratissimi e a tratti kitsch. «Total vibe più che total look», sempre per dirla con le parole dello stilista: a risvegliarsi i suoi ricordi d’infanzia («Mi piaceva l’idea di creare qualcosa che sembrasse un po’ come tornare a scuola») ma anche l’identità tutta dell’individuo. E a completare la collezione, gli occhiali da sole firmati con Persol.
Paris Fashion Week: L’edonismo libero di Loewe
Jonathan Anderson, alla guida anche di Loewe, per la stagione estiva pensa ad una moda che ruota intorno al contatto fisico. Tutta la collezione si racconta attraverso trench con logo, parka in pelle, cappotti con cerniere e coulisse in vita, pantaloncini cargo ampi indossati con tuniche drappeggiate, maglioni multistrato cut-out, tute, top a fazzoletto e pantaloni sportivi in colori acrilici.
Sembrano tutti elementi di base di un guardaroba, ma il loro modo di stare insieme appare nuovo, libero, spensierato e nudo dai canoni della mascolinità.
Paris Fashion Week: Lanvin e l’estetica anni Duemila
L’immaginazione come veicolo di un nuovo futuro, a partire da un nostalgico passato. Potrebbe essere questo il messaggio codificato nel video di Lanvin per presentare la collezione primavera estate 2022 uomo e donna.
Una modella al trucco che chiude gli occhi e si ritrova bel mezzo di un party, al ritmo di Pure Shoes delle All Saints. (Adoro quella canzone)
Il corto è ispirato a un videoclip musicale, ambientato in una casa in una località tropicale. Persone che ballano, bevono e giocano al telefono senza fili, vestiti di camicie hawaiiane, pezzi d’evasione con stampe all over, ma anche tailleur bouclé per lei.
Un insieme di pezzi pratici per un guardaroba in bilico tra il dovere e il piacere, l’ufficio e la vacanza, la nostalgia e il glamour, quello creato da Bruno Sialelli. Infatti, sul finale, la modella si risveglia e torna alla sua normalità.
Rick Owens, la nebbia di Venezia
È un uomo avvolto dalla nebbia, quello della collezione Rick Owens primavera estate 2022 dal titolo programmatico Fogachine Men’s.
La sfilata va in scena sulla spiaggia di fronte a casa sua, al Lido di Venezia dove ha trascorso la maggior parte della pandemia. Si tratta del quarto e ultimo show ambientato in Italia.
Le uscite si susseguono sul bagnasciuga, tra camicie bowling, definite dallo stesso Owens, “i blazer di questa generazione”, e pantaloni a zampa, spalle scultoree, completi bianchi e canotte, oltre a una capsule di jeans prodotti con un tessuto speciale giapponese, fino ai giubbotti con le piume ricamate da Maison Février.
Abiti che rappresentano un ricordo ricorrente, abbinati agli stivaloni che crescono in altezza. La nebbia è ricreata grazie a piccole macchine poste su di essi, e avvolge la collezione, come a voler simbolizzare un desiderio di purificazione e lenta rinascita.
Paris Fashion Week: il white noise di GmbH
Serhat Isik e Benjamin Huseby, talentosissimi designer di GmbH immaginano un dialogo culturale contemporaneo che si traduce in smanicati in knitwear che si sviluppano con dinamiche coulisse, camicie in popeline e in denim legate sopra alla vita, un approccio di genere sovversivo che smuove un dialogo tra masse ed etnie.
Il titolo White Noise, fa riferimento al libro di Don DeLillo e al rumore bianco che viene usato per rilassare e aiutare a dormire, che va forse letto in riferimento alla frequenza che emettono questi look, alla loro leggerezza soprattutto nei capi finali, con una serie di pellicce in colori pastello, un soffice piumaggio sopra i jeans lacerati nel quale adagiarsi lasciando le spalle scoperte.
I jogger felpati vengono portati con una camicia lilla allacciata sopra l’ombelico e una catena a ciondoli (i frequenti gioielli sono il frutto di una collaborazione con Nhat-Vu Dang) che solca il corpo come una danzatrice del ventre. Le culture si mescolano, una T-shirt è realizzata in collaborazione con il fashion label queer palestinese Trashy Clothing.
Lo show, girato a Berlino, rivela la seconda parte della collezione di demi-couture presentata nell’aprile scorso. La collezione, e il pensiero riportano anche al libro, che vi consiglio, di Bauman “Società Liquida” che dice: “La vacuità del luogo è negli occhi di chi la guarda è nelle gambe o nelle ruote di chi procede. Vuoti sono i luoghi in cui non ci si addentra”.